Moltissimi studi e molte ricerche dimostrano quanto il gioco libero svolto tra pari sia fondamentale per un buon sviluppo del bambino e poi dell’adulto.
Questo tipo di gioco, fatto insieme ai pari, quello non organizzato a priori, quello che diverte, fatto sul pavimento, libero da preoccupazioni, dove il bambino può sporcarsi, mettere disordine, modificare i suoi luoghi e fare rumore sono fondamentali per lo sviluppo sia psichico che fisico. In queste esperienze il bambino fondamentalmente mette le basi del suo modo di affrontare la vita e costruisce la sua dinamica motivazionale, cioè cosa lo motiva nella vita e come soddisfare i suoi desideri.
Quando un genitore sostiene questo tipo di esperienza per il bambino, è indice di un certo grado di serenità in lui.
La serenità del genitore risiede nel non aver paura di andare contro le attuali spinte culturali che sottolineano la necessità di sapere e di sapere il prima possibile, per poter affrontare una società complessa, individualista e competitiva.
Infatti, questo atteggiamento che valorizza in gioco libero e dove il bambino auto-apprende, può essere sostenuto se il genitore riesce a non preoccuparsi delle prestazioni del figlio, se riesce a mettere in secondo piano il bisogno di avere un figlio dotato, competitivo e che abbia più sapere possibile e precocemente.
Si tratta di non aver paura, essere sereni a dir di no alle tendenze culturali attuali che vogliono i nostri figli prestanti, dotati di sapere e competitivi: devono imparare a leggere e a fare i conti prima possibile, devono sapere almeno due lingue, devono primeggiare in qualche sport…a favore di un approccio – tra l’altro sostenuto dagli studi scientifici – che dà la precedenza allo sviluppo delle basi fisiche e psichiche della persona e che punta prima di tutto alla felicità e, solo dopo molto dopo, alla prestazione.
Dare grande importanza al gioco – quindi – è indice di serenità nel genitore poiché dimostra di non aver paura a disattendere ciò che oggi la nostra società pretende dai nostri figli piccoli, e scegliere invece un modello educativo orientato alla costruzione delle basi per rendere il bambino, e poi l’adulto, soprattutto felice più che competente e competitivo.