Essere gentile è una competenza molto importante nella crescita dei figli poiché contribuisce allo sviluppo della loro autorealizzazione e della loro felicità.
Vediamo brevemente di cosa si tratta
La gentilezza consiste nell’essere capaci di compassione e di altruismo.
La compassione è la capacità di provare passione verso l’esistenza e le sue varie forme di vita e di espressione, provando emozioni intense e significative, e mettendosi in connessione con l’altro.
L’altruismo è essere dediti al prossimo, portando nei suoi confronti rispetto e sacralità.
L’America Psyclogist International ha definito la gentilezza: un’azione benevola, utile e intenzionalmente rivolta a un’altra persona; la gentilezza è motivata dal desiderio di aiutare un altro individuo, non di ottenere una ricompensa o evitare una punizione.
In altre parole significa entrare in empatia con gli altri ed essere portati a fare del bene nei loro confronti.
Si caratterizza per tre aspetti:
Dal moto: “vivi e lascia vivere”.
Essere attento (no dipendente) alle emozioni altrui.
Essere rispettoso, responsabile, altruista e proattivo verso gli altri.
L’importanza della gentilezza è tale che le è stata dedicata una giornata mondiale, il 13 novembre, dove in tutto il mondo si discute sull’importanza di educare alla gentilezza, anche visto i tempi bellicosi che stiamo vivendo.
Quando è un genitore ad essere gentile si avranno importanti ricadute positive sul figlio. Infatti, egli si sentirà trattato bene, si sentirà capito in profondità, si sentirà rispettato, si sentirà libero di esprimere le sue emozioni e i suoi pensieri e, molto importante, imparerà ad essere anche lui così, migliorando la sua competenza emotiva e sociale.
La gentilezza è una competenza che può essere sviluppata e migliorata, può crescere dentro di noi, e questo è possibile attraverso esperienze di mindfulness o di altre pratiche meditative basate sull’accoglienza.